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The north face - La storia di Toni Kurz e della sua cordata

“E’ una fresca sera di autunno e decidiamo con tutta la famiglia di andare al cinema così per passare qualche ora di svago e divertimento tutti insieme visto che i ritmi frenetici del mondo di oggi non permettono quasi neppure di guardarsi in faccia per qualche minuto.
Siamo all’ingresso del cinema multisala ma non sappiamo quale film guardare; ci sono parecchi titoli, dalla fantascienza all’horror, dal film romantico a quello poliziesco ma, proprio quella sera, lo sguardo viene attratto da quella locandina, ultima della fila magari un pò in disparte,  che raffigura un uomo letteralmente appeso ad una corda antistante una parete verticale rocciosa e con sullo sfondo una bufera di neve. Così leggiamo il titolo “Nordwand”; pare un film che tratti di montagna o alpinismo.
Noi in famiglia siamo tutti amanti della montagna (appena possiamo andiamo a fare escursioni estive sulle Alpi oppure delle belle fatiche su sci da fondo nel periodo invernale) e decidiamo così di guardare questo film emozionati e contenti.”


Andreas Hinterstoisser e Toni Kurz, nati agli inizi del 1900, sono due ragazzotti bavaresi poco più che ventenni, grandi appassionati di alpinismo.
Essi sono una coppia molto affiatata quando vanno in cordata su pareti e montagne alpine, veri alpinisti d’altri tempi.
Negli anni 30’ effettuano diverse scalate tra le montagne più difficili delle Alpi Orientali mentre in Germania il nazismo è in ascesa e la nazione è pronta ad entrare in una nuova guerra.
Nel 1936 stanno prestando servizio militare presso il 100° Jager Regiment di Bad Reichenhall quando, nel mese di Luglio, ottengono una licenza.
Subito il loro pensiero va a quella terribile parete ancora inviolata e mai scalata da nessun uomo, si proprio lei.... la parete Nord dell’Eiger nelle alpi svizzere (altitudine 3.970 m.s.l.m).
Decidono di partire per Grindelwald per poi attaccare la parete nord dell’Eiger non senza la contrarietà dei loro superiori militari che, sapendo del rischio a cui andavano incontro, cercarono di bloccare le loro intenzioni.
La parete nord dell'Eiger - alpi svizzere

Non vi riuscirono perchè Toni e Andreas sono guidati dal loro spirito di montagna, quello spirito che ti fa volare oltre le difficoltà e gli ostacoli, di tutti i tipi.
Attaccano la parete il 18 Luglio e si unisce a loro un’altra cordata di due ragazzi austriaci, Edi Rainer e Willi Angerer di Innsbruck; le due cordate vanno seprate fino al punto denominato “ grotta del bivacco” e poi proseguono insieme.
La salita sul versante nord comincia a farsi insidiosa ma loro alzano sempre lo sguardo all’insù, verso la cima dell’Eiger, perchè sanno che la conquisteranno.
Ora incontrano i primi nevai e i primi passaggi pericolosi; il traverso chiamato “primo nevaio” è superato grazie all’abilità e coraggiosità di Hinterstoisser che apre la via agli altri, assicurati ad una corda tesa la quale viene sfilata dopo l’ultimo uomo e non lasciata per il ritorno....si perchè il ritorno sarà trionfante lungo la strada del versante opposto, dopo la conquista dell’Eiger.

Col giungere delle prime ore pomeridiane la temperatura si alza di qualche grado e il disgelo provoca alcune frane e cadute di massi e purtroppo, proprio uno di questi, colpisce alla testa Willi Angerer che resta ferito.
La salita, per tale motivo, rallenta vistosamente sopratutto per la cordata austriaca; la sera del 19 Luglio giungono nelle vicinanze del “bivacco della morte” dove sostano per la notte non senza preoccupazione per il ferito Angerer che pare peggiorare di ora in ora.
Il 20 Luglio, dopo un tentativo di proseguire comunque con il ferito, desistono dal salire ulteriormente e decidono così di tornare indietro per la stessa via.

Qui inizierà il calvario di questi quattro ragazzi, tentati da una sfida impossibile, che verranno brutalmente attaccati dalla natura e dalla montagna.


Immagine dal film "Nordwand" (anno 2008)
Lungo la discesa faticano nel loro percorrere a causa dell’uomo ferito, sempre più in difficoltà, e riescono a scendere di soli 300 metri circa.
Il giorno successivo 21 Luglio, giungono al traverso del “primo nevaio” dove sarebbe stata utile “quella” corda tesa da loro rimossa all’andata.
Quindi è di nuovo Hinterstoisser che prova ad aprire la via agli altri ma stavolta non riesce; tenta sino alla sfinimento.
Il tempo intanto peggiora e una bufera di neve investe i quattro alpinisti sempre più drammaticamente in difficoltà.
La montagna ha intrappolato gli alpinisti, non resta altra alternativa che scendere in verticale a corda doppia però tale scelta comporta passaggi esposti a scariche di pietre e ghiaccio che cadono dall’alto.

Durante una slavina le due cordate vengono completamente investite; tre uomini moriranno sul colpo mentre Toni Kurz rimarrà accidentalmente appeso ad una corda nel vuoto.

Albert Von Allmen è una guida alpina e cantoniere del trenino della Jungfrau e, la sera prima della tragedia, era salito ad un’apertura della galleria ferroviaria che si affaccia sulla parete dell’Eger per cercare di mettersi in contatto con i quattro alpinisti i quali aveno dato risposta rassicurante.

Circa un’ora dopo sente però un urlo terribile; era quello di Toni Kurz.

Il cantoniere chiama subito la base di Grindelwald per chiedere aiuto e l’invio di una squadra di soccorso.

Il 22 Luglio, dopo un primo tentativo fallito, la squadra giunge a qualche decina di metri da Toni Kurz, il quale, ferito, aveva trascorso quasi 24 ore appeso ad una corda, esposto alla bufera e con temperature rigide.

Purtroppo il tentativo di salvare Toni Kurz fallì perchè la corda trasportata dalla squadra di soccorso era troppo corta e non poteva raggiungere il ferito.
Toni tentò in tutti i modi una via alternativa e disperata di salvezza ma alla fine, stremato e stanco, desistì e si lascio morire.
Queste furono le sue ultime parole “"Ich kann nicht mehr" ("non ne posso più").


Foto di Toni Kurz appeso alla corda - alba del 22 Luglio 1936
(tratta dal sito web Bergrettung)
“Le luci della sala si accendono, il film è finito. Io e la mia famiglia siamo tutti commossi e ci avviamo all’uscita ancora con il pensiero a quei tragici giorni di passione lungo quella maledetta parete.
E’ rimasto però dentro di noi quello spirito di sacrifico, solidarietà, puro e spontaneo che Toni e i suoi compagni ci hanno trasmesso in questa storia; una storia realmente accaduta che dovrebbe essere da esempio per tutti noi.
I suoi valori dovrebbero contare nella nostra vita di tutti i giorni, in tutti i momenti, in tutti gli attimi, in tutte le situazioni.
Si è difficile ma tentiamo di volgere anche noi lo sguardo lassù verso quella cima da conquistare consapevoli che Toni e i suoi compagni l’abbiamo veramente raggiunta....non quella dell’Eiger.....quella del Paradiso.”

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