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Riflessione sul doping (quello vero)



Non appena sentiamo da qualche parte (televisione, giornali, internet, discorsi con amici e conoscenti) la parola "doping" subito focalizziamo la nostra mente allo sportivo (purtroppo molto spesso al ciclismo) con l'attributo di "drogato"; in effetti sarebbe proprio così se si ragiona razionalmente sulla questione.
Negli ultimi anni ne abbiamo sentite di tutti i colori (in particolare nel mondo del ciclismo e dell'atletica, essendo gli sport più faticosi e che richiedono maggiori sforzi fisici) e purtroppo ne sono conseguite anche delle tragedie, per tutte le vicende ed i risvolti che si sono generati e ramificati.
Ma questo doping non è un male solo da etichettare come riconducibile prettamente  "allo sportivo che assume sostanze particolari per migliorare le prestazioni nell'ambito dell'evento sportivo o della competizione". Non è così perchè ciò che genera il doping nello sport è lo stesso male che è presente nell'uomo (e non nel solo sportivo) in altri ambiti professionali, della società e delle persone.
La fame di successo e gloria, la voglia sfrenata di ricchezza, il sentirsi felici con il benessere materiale non sono limitabili ad un'iniezione di epo, ad una trasfusione di sangue o all'assunzione di una pastiglia speciale.
Quello agli occhi dell'opinione pubblica e della maggior parte delle persone lo chiamerei il "falso doping" perchè in realta in vero doping sta dietro al male dell'uomo.
Quindi il doping non corre solo su una bicicletta, dietro ad un pallone o in una piscina colma d'acqua ma sta in mezzo nella vita di tutti noi: a casa come in ufficio, in banca come in fabbrica, tra gli amici come tra i parenti.
Finchè l'uomo non troverà pace nella sua anima e guarderà in faccia alla propria coscienza (se si ricorderà di averne una...!) il "vero" doping non sarà mai estirpato.
Il doping ha differenti nomi: avidità, superbia, invidia, vanagloria.....
L'esempio più clamoroso è venuto alla ribalta molto recentemente con quel ciclista americano (non dico il nome ma è scontato che lo conosciate) che ha vinto (stravinto) sette Tour de France ottenendo successi (materiali) nella vita, ricchezze, sponsor e chi più ne ha più ne metta.
Era scontato che finisse così (almeno così la penso io) ma forse qualcuno ci aveva creduto fino in fondo a quello che tale ciclista aveva fatto e mostrato al mondo; ora tutto il suo male e la sua falsità vengono alla luce e sotto gli occhi di tutti. Lui ha perso la corsa più importante (quella con se stesso) ma gli auguriamo cha da ciò, nonostante tutto, cambi la propria vita e diventi un uomo vero.
Noi prendiamone esempio e ricordiamoci che la lotta al "vero" doping riguarda ognuno di noi.....non quella di ripulire una comune provetta di sangue ma quella di ripulire la nostra anima.

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