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Alle origini delle monete greche e romane

Nell’antichità, prima dell’introduzione della moneta, l’unico sistema per ottenere dei beni era l’uso del baratto o meglio lo scambio di oggetti.
Questo sistema presentava però degli aspetti non molto favorevoli a chi lo utilizzava ed in particolare la necessità di avere i beni oggetto dello scambio nello stesso luogo e nello stesso momento.

Risultava quindi molto spesso particolarmente difficoltoso trasportare certe merci (animali, bestiame, cereali, prodotti agricoli, cibi) in determinate stagioni ed avere equa possibilità di scambio.

Si passò quindi ad un baratto “mediato” cioè con l’uso di un bene intermedio chiamato “moneta merce”, che aveva un proprio valore intrinseco, quali per esempio spezie, pelle, pezzi di metallo o addirittura conchiglie.

Già a partire dal terzo millennio lo strumento di “pagamento” più diffuso erano i metalli preziosi (oro, argento, rame) poichè più resistenti al passare del tempo.

Nel VII secolo a.c. apparvero, in Asia Minore, i primi dischetti metallici con delle incisioni: erano le prime monete della storia.

Queste monete, che presero il nome di “statere” avevano forma tonda e peso sempre costante; su di esse vi era impresso il marchio reale ovvero la testa di leone.
Con l’arrivo dei persiani, nel VI secolo a.c., l’uso della moneta si diffuse in tutto l’ Impero Persiano e successivamente anche in Grecia.

Ad Atene si iniziò infatti a produrre una moneta d’argento da quattro dracme, il tetradramma; questa moneta, che si diffuse sia all’interno della Grecia sia in tutta l’area del Mediterraneo, aveva sul dritto la testa della dea Atena mentre sul rovescio una civetta, animale sacro ad Atena.


Tetradramma del V secolo A.C.
Resta comunque da sottolineare che nonostante l’impiego della moneta, sopratutto per importanti scambi commerciali, era ancora diffuso l’uso del baratto.

Roma ha emesso moneta con un paio di secoli di ritardo rispetto alle città greche della Magna Grecia e della Sicilia; possiamo affermare che, nella migliore delle ipotesi, Roma non ha prodotto moneta prima degli inizi del III secolo a.c.

Le più antiche serie sono state realizzate sia in bronzo con la tecnica della fusione sia in oro, argento e bronzo con la tecnica della coniazione.

In realtà le prime monete di bronzo prodotte dai romani erano molto pesanti e quindi scomode da maneggiare e trasportare; Roma si dovette quindi adeguare ad una produzione monetale con l’utilizzo dell’argento.

La prima serie interamente romana, il denario in argento, con incise le note teste “elmate” di Roma e dei gemelli Dioscuri, protettori della città, è stata coniata negli anni della prima guerra punica.

L’aumento della produzione di moneta e la differenziazione dei tipi utilizzati per caratterizzare le due facce devono collegarsi all’espansione politica ed economica di Roma nella penisola italica nonchè in tutto il bacino del Mediterraneo.

Magistrati monetali, in carica annuale, erano i responsabili della qualità delle varie serie, comunque realizzate sempre sotto il controllo del Senato.

Successivamente, nel I secolo a.c., la produzione monetale rimase nelle mani dei diversi comandati impegnati nelle loro battaglie , senza alcun controllo dell’autorità centrale.


Denario Repubblica di Roma - I secolo A.C.
Il denario in argento rimase la moneta più importante per parecchi anni nonostante il peso e la purezza andassero via via diminuendo e il fenomeno della svalutazione monetale si instaurò dagli anni della Repubblica fino a tutto il periodo imperiale; tale fenomeno era la conseguenza della disattenzione alle finanze dell’impero nonchè alla difficile reperibilità di metallo prezioso.       

Per quanto concerne la moneta in oro, la sua produzione iniziò durante l’ascesa al potere di Giulio Cesare (conquista della Gallia).

Nei secoli successivi, Roma affrontò una serie di riforme monetarie e tra le più importanti ricordiamo quelle di Augusto, Nerone e Diocleziano.

Aureo di Augusto - I secolo A.C.
Augusto (63 a.c - 14 d.c.) riordinò tutta la produzione in oro (aureo), in argento (denario), bronzo e rame (sesterzio, dupondio, asse, semisse, quadrante), rispettando le varie caratteristiche tecniche e con un rapporto fisso di cambio tra i diversi nominali così come di seguito indicato:

Relazione di valore tra le singole monete

AUREO = 1
DENARIO = 25
SESTERZIO  = 100
DUPONDIO  = 200
ASSE = 400
SEMISSE = 800
QUADRANTE = 1600

(oggi potremmo equiparare un asse romano ai 50 centesimi di euro)

 Asse di Nerone - I secolo D.C.

















Asse di Caligola - I secolo D.C.
L’imperatore aveva il controllo sulla coniazione delle monete in oro e argento mentre il Senato controllava la coniazione delle monete in metallo meno nobili, usate prevalentemente dal popolo.

Nel corso dell’Impero l’aureo si mantenne in metallo puro anche se perdendo, da Augusto sino a Diocleziano, circa il 30% del suo peso.
Il denario invece, negli anni in cui Caracalla (186-217 d.c.) era al potere, aveva perso il 50% di purezza; lo stesso Caracalla introdusse una nuova moneta, l’antoniano, che aveva peso e valore maggiore del denario ma rimaneva sempre con il 50% di argento.

Negli anni a seguire le monete di argento e bronzo persero sempre più del loro valore con conseguente perdita di potere di acquisto e di fiducia da parte degli utilizzatori.

Solamente la moneta in oro rimase l’unica moneta affidabile che con Costantino I (306-337 d.c.) passò dall’aureo al solido, quest’ultimo diffusosi parecchio anche durante l’impero bizantino.

Solido di Antemio - V secolo D.C.
Come detto in precedenza sin dall’impero persiano e poi nel corso della civiltà greca e romana, la moneta, per la sua capacità di arrivare in tutti i luoghi e giungere a tutti i livelli sociali,  si prestava alla trasmissione di messaggi di testo come pure di immagini note ed immediatamente riconoscibili da parte di chiunque passasse di mano.

I ritratti di ogni nuovo imperatore e dei suoi familiari erano trasmessi in tempi brevi in ogni parte dell’Impero, anche dove l’imperatore stesso non sarebbe potuto mai arrivare.

I romani usavano spesso le monete come mezzi di propaganda politica ma non solo: annunci commemorativi per il restauro o la costruzione di edifici pubblici, celebrazioni di campagne militari, informazioni su iniziative sociali decise dall’imperatore.

Sesterzio di Traiano - II secolo D.C.
La maggior parte della produzione monetaria romana di età imperiale fu realizzata nella zecca di Roma, situata inizialmente nei locali del tempio di Giunone Moneta e successivamente trasferita in altri edifici nella zona del Celio.

Nel primo periodo dell’Impero, gli imperatori, sia per necessità sia per opportunità politiche, avevano attivato numerose altre zecche in tutti i territori sottoposti al controllo di Roma.

L’intenzione generale degli imperatori, nei primi due secoli dell’impero, era comunque quella di concentrare la produzione delle monete nella zecca centrale di Roma.

Dal III secolo d.c. si accentuò sempre più il decentramento della produzione monetaria verso altre zecche dell’ Impero sino a diventare quasi un fenomeno normale.


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