Una fonte dell'antichità che parla della riforma monetaria di Nerone è quella di "Plinio il Vecchio" il quale però non era certo un esperto di numismatica.
Plinio narra "più tardi si stabilì di coniare 40 aurei per ogni libbra d'oro, ma a poco a poco gli imperatori diminuirono questo peso e proprio recentemente Nerone l' ha abbassato a 45 denari per libbra".
E' noto che all'epoca di Giulio Cesare l'aureo, ovvero la moneta d'oro di Roma, era coniato sulla base di 1/42 di libbra (circa 8 grammi) e così avevano mantenuto gli imperatori romani successivi, da Augusto a Claudio, ma "nominalmente" era già diffuso tra i romani coniare monete nuove dello stesso peso di quelle ritirate, quindi nella realtà più leggere per l'usura; ciò vale anche per il denario, la moneta d'argento di Roma, così come narra Plinio. Con Nerone, tra il 63 e il 64 d.c., possiamo assistere ad una svalutazione della moneta d'oro di circa il 4% e allo stesso tempo anche del denario, sia per quanto riguarda il peso che per il fino . Il denario di Augusto pesava circa 1/84 di libbra (4 grammi circa) mentre con Nerone si arrivò ad un abbassamento sino a 1/96 di libbra (3,4 grammi circa). Non solo vi fu l'abbassamento del peso ma anche quello del titolo dell'argento (quantità di argento nella moneta) che passò dal 98% al 93%. I romani videro una svalutazione "appariscente" (minor peso) ed una svalutazione del titolo (minor argento), quindi il denario perse complessivamente il 14% d'argento rispetto al periodo precedente a Nerone. In sostanza la moneta d'argento ebbe maggior svalutazione di quella d'oro (probabilmente perchè quella d'oro era alla base di tutto il sistema finanziario) ed i romani non si accorsero di "tutta" questa svalutazione ma poterono riscontrare solo quella "apparente" ovvero del minor peso. La svalutazione del titolo dell'argento fu molto probabilmente tenuta segreta. E' evidente che il popolo di Roma non potesse avvedersi di una così minima riduzione d'argento nella moneta considerato che tale circostanza è stata riscontrata solo dagli studiosi moderni attraverso indagini tecnologicamente e scientificamente più avanzate.
Denario coniato sotto Nerone |
A fronte di tutto ciò, una domanda viene subito spontanea : Nerone ha fatto questo per arricchire le proprie tasche e sperperare denaro a suo piacimento sopratutto in spettacoli ed opere pubbliche compiacenti, solo di facciata, al popolo di Roma oppure la plebe, a sua insaputa, viene finanziariamente truffata per l'astuzia e la voglia di "divinita" dell'imperatore Nerone? Si potrebbe parlare della prima grande truffa finanziaria della storia? Ovviamente, a distanza di oltre 2000 anni è difficile dirlo, ma vi sono diversi pareri degli studiosi in merito al vero obiettivo della riforma monetaria di Nerone. Alcuni sostengono che Nerone avrebbe modificato il rapporto tra oro e argento a favore del secondo allo scopo di favorire gli strati medio-bassi della società romana (ordine equestre e liberti), sui quali Nerone contava per accrescere il suo potere. La maggior parte degli studiosi sostiene invece che Nerone avrebbe abbattuto il peso di oro e argento nelle monete al fine di poter avere maggiore disponibilità di questi metalli preziosi e quindi produrre un maggior numero di monete con lo stesso quantitativo di metallo a disposizione. L'aumento della produzione di monete avrebbe alleviato la difficile situazione finanziaria dell'impero. Il problema della liquidità era infatti cronico all'interno dell'impero romano e non solo contigente al periodo neroniano; Nerone avrebbe così agito, non solo per un certo periodo temporale, bensì per porre una soluzione definitiva alla mancanza di liquidità. Uno dei più recenti studi ha invece individuato nella riforma monetaria di Nerone una mossa politica dello stesso per mostrarsi un grande "riformatore" alla pari di "Augusto". Non solo: con l'aumento della produzione di moneta avrebbe creato più ricchezza, più occupazione quindi maggiore benessere all'interno dell'impero romano.
Plastico della Roma imperiale |
Per la maggior parte degli studiosi e storici emergerebbe quindi, sullo sfondo della riforma monetaria, un Nerone abile economo, vero "ministro delle finanze" in grado di captare le reali problematiche dell'impero. Difficile dire se è stato tutto effettivamente così. Nerone sta pagando un prezzo altissimo perchè la storia lo ha sempre etichettato come un pazzo incendiario. Ci sarebbe allora qualcosa di buono da rivalutare in lui? Da quello che abbiamo raccontato qualche elemento di spunto ci potrebbe essere anche se ciò non può cancellare gli atti criminali e crudeli perpetrati da Nerone. Morì nel 68 d.c., dopo quattro anni dall'incendio di Roma, e fu colpito dalla "Damnatio Memoriae" (cancellazione di tutte le memorie e ricordi da tramandare ai posteri), talmente era alto l'odio del senato nei suoi confronti. Forse non dal popolo che probabilmente lo amava più di tutti per le sue abilità di artista, per le sue decisioni a favore dei ceti più bassi, per le sue opere pubbliche ed i grandi spettacoli indetti. Forse un popolo che, come abbiamo visto, potrebbe essere stato truffato, a sua insaputa, dallo stesso Nerone. La storia arrivata sino ai giorni nostri non ci porterà mai alla verità ma in realtà, ancora oggi, Nerone non viene certamente dimenticato dalla storia stessa, anzi, è uno dei personaggi più discussi e studiati con il suo "mito" che si è tramandato nel corso dei secoli.
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