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"Ultima Cena" di Leonardo da Vinci (prima parte)

Quando venne l’ora per la cena pasquale, Gesù si mise a tavola con i suoi apostoli. Poi disse loro: < Ho tanto desiderato fare questa cena pasquale con voi prima di soffrire. Vi assicuro che non celebrerò più la Pasqua, fino a quando non sarà realizzata nel regno di Dio>. Poi Gesù prese un calice, ringraziò Dio e disse: <Prendete questo calice e fatelo passare tra voi. Vi assicuro che da questo momento non berrò più vino fino a quando non verrà il regno di Dio>. Poi prese il pane, fece la preghiera di ringraziamento, spezzò il pane, lo diede ai suoi discepoli e disse: <Questo è il mio corpo che viene offerto per voi. Fate questo in memoria di me>. Allo stesso modo, alla fine della cena, offrì loro il calice dicendo: <Questo calice è la nuova alleanza che Dio stabilisce per mezzo del mio sangue offerto per voi>. <Ma ecco: il mio traditore è qui a tavola con me. Il Figlio dell’uomo va incontro alla morte, come è stato stabilito per lui; ma guai a quell’uomo per mezzo del quale egli è tradito>. Allora i discepoli di Gesù cominciarono a domandarsi gli uni con gli altri che di loro stava per fare una cosa simile.
(dal Vangelo di San Luca)

E’ da questo momento cardine e fondamentale per la storia dell’umanità  che nasce una delle più belle ed importanti opere artistiche della storia.
"Il Cenacolo" o “Ultima Cena”: sono questi i nomi più conosciuti e familiari,  con i quali il grande capolavoro di Leonardo Da Vinci è conosciuto, oggi, in tutto il mondo.
La sua  particolare e controversa vicenda, dai primi studi già all'inizio dell'ultimo decennio del 1400 fino ad arrivare ai nostri giorni, è ricca di episodi, vicissitudini ed anedotti.

L’opera è un dipinto parietale a tempera su intonaco (460×880 cm) convenzionalmente databile tra il 1495 e il 1498. Leonardo ha dipinto l'Ultima Cena nel Refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie in Milano per volere di Ludovico il Moro, a quei tempi duca di Milano, che aveva eletto la chiesa domenicana di Santa Maria delle Grazie quale luogo di celebrazione della casata degli Sforza, finanziando importanti lavori di ristrutturazione e abbellimento di tutto il complesso.
Donato Bramante aveva appena finito di lavorarvi quando si decise di procedere con la decorazione del refettorio.
Venne decisa una decorazione tradizionale sui lati minori, rappresentante la Crocifissione e l'Ultima Cena; alla Crocifissione lavorò Donato Montorfano, che elaborò una scena di impostazione tradizionale, terminata già nel 1495, mentre sulla parete opposta Leonardo avviò l'Ultima Cena , che lo risollevò dalle preoccupazioni economiche e nella quale riversò tutte le conoscenze assimilate nel corso di quegli anni.



Da sempre al centro della meraviglia di tutti per la sua bellezza estetica, la sua carica espressiva e la sopraffine qualità tecnica, tanto originale quanto fragile, con altrettanta rapidità il Cenacolo Vinciano è rimasta vittima di se stessa e del genio del suo artefice entrando in infinite discussioni, polemiche, analisi per il suo quasi immediato “ammalorarsi”.

L'artista, trattandosi di pittura su muro, non si è affidato alla tradizionale quanto resistente tecnica dell'affresco, che impone una veloce stesura del colore sull'intonaco ancora umido, ma ha voluto sperimentare un metodo innovativo che gli consentisse di intervenire sull'intonaco asciutto e, quindi, di poter tornare a più riprese sull'opera curandone ogni minimo particolare.
Purtroppo, causa della  tecnica utilizzata da Leonardo, incompatibile con l'umidità dell'ambiente, la pittura cominciò a deteriorarsi.
Nel corso dei secoli, di conseguenza, si susseguirono molti restauri nel disperato tentativo di salvare il capolavoro.
Il dipinto è stato ed è attualmente oggetto di diversi studi nonchè riproduzioni al fine di salvare l’immagine originale ma, spesso, anche gli interventi di restauro eseguiti non hanno potuto evitare l’intaccamento  dell’originarietà del disegno come pure della luminosità e del cromatismo.
Solo nel 1999, dopo oltre vent'anni di lavoro, si è concluso l'ultimo intervento conservativo che ha riportato in luce quanto restava delle stesure originali.
Anche le interpretazioni del dipinto hanno dato adito alle più svariate teorie e le più fantasiose ipotesi che, seppur molto spesso in contraddizione  tra loro, hanno tuttavia contribuito a mantenere inalterato l’interesse per il dipinto.
Libri, scritti, saggi, film hanno contribuito ad aumentarne la sua popolarità ed il suo fascino facendo  cadere sul capolavoro l’ombra di qualcosa di “misterioso”.
Sopratutto negli ultimi anni, l’alone di mistero ha condotto alle più svariate ipotesi, simboli nascosti, rivelazioni occulte, enigmi atti a riscrivere una storia passata che, proprio attraverso il “Cenacolo”, si vorrebbe rivelasse di sè intrighi, violenze, verità taciute, scomode e sconvolgenti.
E così oggi, capita che le persone vadano a vedere il Cenacolo Vinciano per lo più animate da superficiale curiosità e non dal desiderio profondo di conoscere ed apprezzare dal punto di vista estetico e storico il suo inestimabile valore artistico ed il suo irrinunciabile ruolo di capolavoro assoluto.
Il misterioso che prevale sull’evidente e il visitatore di fronte al dipinto è spesso alla ricerca di elementi o particolari che, in qualche modo potrebbero almeno all’apparenza dar ragione alla recente fantasiosa e romanzata letteratura che vedrebbe il capolavoro “occultare” sospetti e misteri.


Dietro all’ Ultima Cena di Leonardo si nasconde dunque qualche mistero o tesoro particolare? e se si quale?  clicca qui per andare alla seconda parte e per vedere l'immagine del CENACOLO IN ALTA DEFINIZIONE

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