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Check point Pasta


 Quando pensiamo alle gesta eroiche e di grande valorosità dei soldati italiani nel corso della storia i nostri ricordi ci portano alle due guerre mondiali e subito vengono alla mente alcuni nomi e località che, appunto, hanno fatto parte della storia italiana: Carso, Monte San Michele, Isonzo, Monte Ortigara, Monte Grappa, Montello, Piave, Vittorio Veneto, solo per ricordare le più importanti della Prima Guerra Mondiale mentre, le controverse vicende italiane della Seconda Guerra Mondiale portano alla mente eventi bellici più tragici che eroici ma certamente da ricordare: Grecia, Albania, Russia (Nikolajewka).

Nel mondo di oggi, dove tutto è portato al materialismo e alla sfrenata voglia di benessere, forse si tende purtroppo a mettere in secondo piano o addirittura dimenticare certi valori che in quei periodi storici contraddistinsero gli uomini impegnati in operazioni militari.La perdita di quei valori quali il coraggio, l’umiltà, la voglia di sacrificio, la dedizione, l’obbedienza agli ordini impartiti (giusti o sbagliati che fossero) la fratellanza e solidarietà tra un commilitone e l’altro ma anche con civili stranieri oppure i nemici, ha condotto il mondo moderno, in tutti i suoi aspetti e contesti (sociale , economico, ambientale), ad una crisi identitaria dell’uomo che dovrebbe farci riflettere così da ripartire e riportare il mondo sulla strada giusta.


Una ventina di anni fa accadde in una paese africano martoriato dalla guerra civile, dalle carestie e dalla povertà, un evento che va certamente posto alla stregua dei fatti storici che sono stati citati in precedenza.
La “Battaglia del Pastifico”, così viene solitamente ricordato quell’evento storico / militare che ha riportato alla luce quei “valori” emersi agli inizi e metà del XX secolo, in occasione delle due guerre mondiali.
Agli inizi degli anni novanta l’ONU decise di intervenire in Somalia per promuovere la più grande operazione umanitaria della storia in aiuto alla popolazione locale.
Gli USA si posero come principale soggetto per il supporto militare a capo di una forza multinazionale che comprendeva anche il contingente italiano, il più numeroso dopo quello degli Stati Uniti.
Questa missione internazionale di pace si chiamò UNOSOM II e venne ratificata dalle Nazioni Unite nel Marzo del 1993.
L’Italia, che decide di partecipare alla missione con l’approvazione del parlamento, chiama l’operazione “Ibis” e porta in Somalia gli uomini di alcuni dei migliori reparti dell’esercito: Incursori del Reggimento “Col Moschin”, Parà della “Folgore”, Carabinieri del “Tuscania”, Lagunari del “San Marco”; insieme a questi uomini ci saranno anche centinai di giovani soldati di leva.
Gli italiani da subito si contraddistinguono per la loro umanità e solidarietà tanto da essere tra i più amati dalla popolazione locale ma presto qualcosa si romperà, non certamente per colpa degli italiani.
Fin dall’inizio della missione umanitaria i signori della guerra, Aidid e Alì Mahdi, che si contendevano il potere della capitale somala, Mogadiscio, approfittarono per speculare sugli aiuti umanitari sequestrando e rubando alla popolazione i generi alimentari e di prima necessità per poi rivenderli e creare così una sorta di business.
Per contrastare ciò e proteggere maggiormente la missione internazionale vennero creati numerosi check point di controllo lungo le strade ed arterie principali di Mogadiscio.
La più importante era la Via Imperiale, realizzata proprio dagli italiani negli anni 30’, lungo la quale vennero posti numerosi check point presidiati dagli italiani: Banca, Obelisco, Nazionale, Demonio, Ferro, Pasta.
Proprio quest’ultimo, situato all’incrocio tra la via Imperiale e la via XXI Ottobre,  si trovava nel cuore dell’area controllata da signore della guerra Aidid e traeva il proprio nome dal vicino pastificio, ormai abbandonato, situato nelle vicinanze.

Il pastificio di Mogadiscio
 Agli inizi del mese di Luglio 1993, dopo circa tre mesi di presenza italiana in Somalia, la forza multinazionale decise di eseguire un’ opera di controllo e rastrellamento del territorio e per tale missione coinvolse il contingente italiano.
Il giorno del 2 Luglio 1993 alle ore 5 del mattino inizia l’operazione che coinvolse, oltre che le forze militari italiane (circa 500 soldati suddivisi in due raggruppamenti denominati “Alfa” e “Bravo”) anche militari somali (circa 400).
Alle operazioni vennero impiegati diversi mezzi motorizzati quali veicoli blindati, blindo pesanti, carri armati e due elicotteri.
Durante l’operazione, ad un certo punto qualcosa andò nel verso sbagliato (ancora oggi non è molto chiaro cosa accadde) ma pare che i militari italiani scoprirono, all’interno di un fabbricato, qualcosa che per Aidid non andava scoperto.
Improvvisamente i militari somali, che stavano aiutando gli italiani, sparirono e la popolazione locale cominciò ad inveire contro gli italiani facendo salire la tensione.
Vengono lanciate pietre contro i militari italiani ed erette barricate per le strade; avvengono le prime avvisaglie di scontri.
Il generale Loi, comandante del contingente italiano decide di ritirare gli uomini per evitare inutili scontri ma i locali sono sempre più determinati e bloccano gli italiani che stavano cercando di tornare alla loro base.
Arrivano i miliziani somali ,nascosti tra la folla, nei fabbricati vicini, sembra siano dappertutto ed iniziano a sparare, con qualsiasi mezzo, contro i militari italiani che si trovano così intrappolati sotto il fuoco incrociato delle milizie.Ormai la battaglia sta imperversando, sopratutto nella zona del pastificio, gli italiani tengono testa ma è difficile per loro poichè  il nemico è nascosto in ogni angolo ed inoltre hanno la popolazione che ostacola il normale corso dei combattimenti. Gli italiani passano al contrattacco; due raggruppamenti di incursori del Col Moschin setacciano le stradine attorno al check point Pasta, scovando i miliziani che sparano ed eliminandoli.
Dopo circa 4 ore di “inferno”, il contingente italiano è costretto ad abbandonare la zona e rientrare alla base anche con l’aiuto di elicotteri americani, a cui gli italiani avevano chiesto rinforzi; vengono lasciati tutti i check point di Mogadiscio.
Il bilancio delle vittime è drammatico: 3 i militari caduti e 23 i feriti.
A seguito dell’accaduto la rabbia ed il dolore nel contingente italiano sono enormi ma era il momento di  rimanere razionali ed evitare reazioni inadeguate.
Gli Stati Uniti vogliono un immediato intervento di forza per riprendere il check point Pasta mentre gli italiani non sono daccordo poichè ritenevano che ciò avrebbe comportato ulteriori vittime e vogliono intraprendere la via della mediazione e della diplomazia.
Ed infatti fu così che gli italiani, dopo trattative interne con i somali, si ripresero il check point Pasta senza ulteriore spargimento di sangue.
Il 30 settembre del 1993, sotto la pressione dell’opinione pubblica, preoccupata per l’escalation militare in Somalia di una missione che si sta rivelando disastrosa, il presidente Bill Clinton annuncia il ritiro dalla Somalia. Il 18 ottobre anche il ministro italiano Fabbri dispone il ritiro del contingente . L’ONU ammette che la missione in Somalia è fallita.

La “Battaglia del Pastifico” è uno degli ultimi conflitti militari dal dopo guerra ad oggi, che ha interessato così intensamente e drammaticamente dei militari italiani, e nel corso del quale hanno dimostrato, ancora una volta, la loro disciplina, l’orgoglio, la generosità e la capacità di gestire situazioni pericolose.


 Non vogliamo citare i nomi delle persone cadute e rimaste ferite in questa battaglia poichè riteniamo giusto non dimenticare anche tutti gli altri caduti italiani, dagli inizi del 1900 sino ai giorni nostri con le missioni in Iraq e Afghanistan.

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